Il trono di Verucchio
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Molto di questo sembra essere stato rappresentato nel fregio intagliato a bassorilievo sullo schienale del “trono di Verucchio”, poltroncina in legno ricavata da un unico tronco, trovata nella tomba Lippi 89/1972 (VIII sec. a.C.), Sala del Trono, a Verucchio (Rimini) ed ora conservata nel locale Museo Archeologico (fig.59); qui sono rappresentati due grandi telai e su ciascuno lavorano due donne o dee del cielo, tessendo su ciascuno una enorme tela.
Le quattro tessitrici seggono su sedie dall’alto schienale e poggiano i piedi su di uno sgabello reggi-piedi; ma sia le sedie che gli sgabelli sono appoggiati su tavole o altari, che sembrano dichiarare il fatto che le signore si trovano in un luogo sollevato da terra. Inoltre, i telai stessi sono decorati con serpenti a testa di anatra e con scimmie che coronano la loro sommità. Al centro del registro superiore, quello dei telai, vi sono due donne, di cui una più alta ed una più piccola. Alle estremità invece si vedono due case, e davanti a ciascuna due donne, che forse stanno macinando del grano. Il tutto inframmezzato da sette ruote dentate, simili a timoni, intagliate “a giorno” e circondate da due giri di perle o sferette. Ancora più di lato ci sono poi animali selvatici e una figura umana. Sopra, corre una fila di uccelli acquatici simili a cigni.
Nel registro inferiore, invece, abbiamo due carri trainati da cavalli o mule, che trasportano l’uno un uomo seduto su una specie di trono e altri uomini che lo servono e guidano il carro e l’altro una donna con altri uomini ancora; quello maschile è preceduto da un cervo, quello femminile da una cerva; seguono vari personaggi arrampicati su impalcature e alcuni soldati armati di lance e scudi curvi, che guardano verso il centro del registro basso, dove si trovano due donne su di un podio sostenuto da onde serpentiformi. Le due signore sembrano affrontarsi, ognuna impugnando una spada e un feticcio di pelle di animale, forse di capra. I due registri insieme sono circondati da tre fili di perle o di stelle realizzate con borchie di bronzo.
Essendo il Trono stato posto in una tomba maschile, mi pare fuori di dubbio il fatto che questa scena rappresenta il Paradiso del guerriero deposto nella tomba. Per favorire magicamente l’ascesa al cielo dell’anima del defunto, il trono stesso poteva rappresentare il posto riservatogli in Cielo, accanto al trono della sua dea.
Per analogia con la scena descritta da Omero nel Palazzo dei Feaci, suppongo che le quattro tessitrici e le quattro macinatrici siano stelle o entità celesti analoghe alle “ancelle” di Alcinoo. Le due Signore al centro del registro superiore potrebbero essere dee simili ad Arete (la più alta) e Nausica (la più bassa) che, poste proprio sotto alla “ruota” centrale, rappresentante il polo celeste circondato di stelle, la fanno girare con l’aiuto di bastoni o scettri. Le altre sei ruote dentate sono solo reiterazioni di quella centrale per aumentarne l’importanza.
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(Fernanda Facciolli, “Il giardino celeste”, pagg. 126-129, ed. Amazon 2020)