Argo Panoptes e la ninfa Io
Il terzo tondo, “Argo Panoptes e la ninfa Io”, si ispira al mito secondo cui un essere divino, figlio di antichissimi dei del cielo, Argo (forse “Terra Superiore”), fu chiamato Panoptes (Tutto Occhi o dagli Innumerevoli Occhi) perché aveva effettivamente mille occhi su tutto il corpo (altri miti dicevano “su tutta la testa”) e così veniva rappresentato. Fu posto dalla dea del cielo Era a guardia della ninfa Io che, su richiesta della consorte, Zeus aveva trasformato in giovenca. Pare evidente che l’essere divino “Tutto Occhi” era il cielo notturno divinizzato, che tutto vede e la ninfa Io non fu “trasformata” in giovenca ma era una dea lunare che era sempre stata rappresentata dai suoi devoti in forma bovina a causa della forma lunata delle corna di questo animale. Ricordiamoci che, nell’antichità precedente all’avvento degli dei olimpici, non era offensivo paragonare una dea ad una giovenca e infatti la grande e onoratissima dea Iside era rappresentata spesso in Egitto in forma bovina oppure in forma umana ma dotata di corna di vacca. L’artista ha rappresentato la ninfa Io come un animale, che corre incessantemente nel cielo e secondo il mito tardo lo faceva per sfuggire ad un tafano che Era le aveva messo alle costole. Ma noi crediamo che in realtà Io rappresentasse una dea Luna e, come si vede, la luna si sposta in cielo a gran velocità senza bisogno di tafani.