Gli splendenti occhi di Linceo
Nella tela “Gli splendenti occhi di Linceo” la Facciolli ha voluto rappresentare uno degli Argonauti, Linceo appunto, il cui nome è strettamente connesso con la lince. Secondo il mito, egli aveva una vista così acuta da riuscire a vedere anche le cose nascoste sottoterra e non esisteva nebbia che potesse ostacolarlo. Riusciva a vedere le vene aurifere sotterranee, così vi discendeva e, prelevato l’oro, risaliva e lo mostrava (Igino, fabula 14). Secondo l’artista, il mito degli occhi acutissimi di Linceo ricorda l’antico culto di un dio-cielo in cui le stelle erano i suoi occhi che ci guardano, nascosti dietro alla vegetazione e alle fronde di alberi altissimi. Le due mani dipinte nel tondo rappresentano la chioma dell’albero divino (poi chiamato anche Albero della Vita) che probabilmente alcuni antichi vedevano nella volta celeste, in cui le stelle erano interpretate come occhi di animali, brillii del fogliame oppure l’oro mostrato da Linceo.