La dea Nemesi di Ramnunte
Nell’unica grafo-pittura del gruppo, la Facciolli ha rappresentato la dea Nemesi come veniva adorata a Ramnunte (Attica, Grecia) nella sua statua di culto, nel suo tempio descritto da Pausania (I, 33, 3): “Essa porta sulla testa una corona ornata di cervi e di piccole statue di Nike; nella mano sinistra reca un ramo di melo e nella destra una coppa sulla quale sono raffigurati degli Etiopi.” Pausania dichiara di non capire cosa c’entrano gli Etiopi, che lui considera gli abitanti africani delle coste del Mar Rosso. Ma secondo la pittrice, che è anche una appassionata filologa della Grecia, nella statua di Ramnunte questi Etiopi rappresentavano le stelle, che costellano la cupola notturna come occhi che brillano alla luce delle torce; infatti Etiopi significa “Occhi Ardenti”. Così Nemesi, la dea della Giustizia Divina, era adorata a Ramnunte come Signora del cielo e delle stelle e la coppa che teneva in mano era la cupola celeste. Era anche colei che faceva girare costantemente la cupola intorno al suo punto d’appoggio, il polo, misurando per noi il tempo, con una “giustezza” infallibile. La pittrice ha dotato la sua Nemesi di ali, perchè il cielo è sospeso come se volasse.